«Il nostro nome, tesoro»

Dopo una deludente performance al box office con The Last Duel, Ridley Scott ritorna il sala dopo soli due mesi con House of Gucci. La trama del film è incentrata sulla storia vera della relazione fra Patrizia Reggiani e Maurizio Gucci, protagonista delle cronache rosa e nere.

Doppio Ridley

Ridley Scott, dopo il thriller in ambito cavalleresco, decide di buttarsi su un genere più sicuro, coinvolgendo attori più allettanti per il giovane pubblico rispetto alla pellicola precedente. Nonostante la continuità data con Adam Driver, la presenza di Lady Gaga, la cui bravura è quasi pari alla sua notorietà, ha già fatto parlare di sé in ambito Oscar, con un genere di film e d’interpretazione che sicuramente potranno piacere all’Academy.

House of Gucci, comunque, può vantare un cast di tutto rispetto. Infatti, oltre ai volti giovani, sono presenti attori dalla caratura mastodontica, come Jeremy Irons e il sempreverde Al Pacino, come al solito in splendida forma. Unico pesce fuor d’acqua è Jared Leto.

Jared Leto

Proprio quest’ultimo è il difetto più evidente di House of Gucci. Sebbene tutto il cast abbia utilizzato un registro attoriale piuttosto realistico, rendendo più o meno bene i personaggi interpretati, Jared Leto sembra aver letto male le intenzioni dei suoi colleghi, recitando come se fosse preso direttamente da un altro film. La sua interpretazione di Mario Gucci è caricaturale, con un accento italiano da brividi, che mette in cattiva luce un’altresì buona prestazione attoriale del resto del cast.

Per il resto, House of Gucci è un film passabile, certamente ben lontano dalla miglior forma di Ridley Scott. La trama sembra essere una serie di eventi mal connessi, che non riescono a susseguirsi in maniera fluida. I rapporti di causa ed effetto ci sono, ma non sono ben delineati.

Conclusioni

Sebbene duri due ore e mezza, un tempo decisamente lungo per un film, House of Gucci riesce però sorprendentemente a scorrere rapidamente, senza annoiare lo spettatore. Nonostante non ci troviamo di fronte ad un buona pellicola, Ridley Scott riesce comunque a maneggiare, per quanto possibile, una materia prima piuttosto grezza, portando a casa un risultato insperato.