«Ero già sua»

Tra le uscite di questo periodo estivo, certamente La creatura perfetta, fumetto di Alessandro Marmorini alla sceneggiatura e Sindi Abazi ai disegni, è tra le migliori in assoluto, a conferma del grande lavoro operato dall’editore Tunué negli ultimi tempi per proporre ai propri lettori storie di qualità e di grande originalità.

Una favola

La creatura perfetta «è una favola», per citare la breve ma intrigante prefazione, «una maschera per dare significato a […] vicende così assurde che non possono essere che realmente avvenute, giacché la mente di nessun autore potrebbe partorire follie con tanto buongusto».

Il cacciatore e la balena

La creatura perfetta segue la surreale e grottesca storia di un uomo italiano e del suo sogno visionario d’acquistare e impagliare una balena, per renderla l’attrazione del suo spettacolo itinerante. La particolarità è nella voce narrante, affidata proprio al cetaceo, esemplare femminile che s’innamora del suo inconsapevole aguzzino, condividendone le sorti alterne, ma in solitudine.

Così, circhi, spettacoli, coreografie floreali, ballerine e cotillon si sposano a badilate di esche per la pesca, anziane megere, scienziati pazzi e perfino a una spy story sul confine cecoslovacco, in una vicenda incredibile che si snoda mediante le vite di chi attraversò tra la Seconda Guerra Mondiale e la Guerra Fredda.

Letteratura

Non esitiamo a definire La creatura perfetta vera letteratura, di quella immaginifica e sospesa tra realtà e fantasia, con uno stile che riporta a certe atmosfere sudamericane lette tra le pagine di Marquez o Vargas Llosa. Il fumetto di Alessandro Marmorini e Sindi Abazi ha il dono raro di far tornare a reagire la pelle al ricordo delle emozioni provate navigando tra le sue pagine.

Al pari del suo titolo, questo è un fumetto perfetto, almeno per chi ricerchi storie di questo tipo. Sceneggiatura e disegni accompagnano il lettore in una storia d’amore impossibile, una lente attraverso la quale è narrata anche parte della storia recente del nostro Paese. Il finale, struggente eppure di riconciliazione, riporta alla tavole più ispirate di Rughe, di Paco Roca. Fatevi Giona e visitate questa balena.