«L’uomo è una strana creatura»

Il 2 Dicembre, Wanted Cinema porterà sul grande schermo La mia fantastica vita da cane, il nuovo film d’animazione della pluripremiata regista rumena Anca Damian. Presentato in concorso e in anteprima mondiale al 43° Festival Internazionale del Film d’Animazione di Annecy, racconta la storia della cagnolina Marona che, nel corso della sua vita, ha cambiato spesso nome, casa e famiglia, imbattendosi in tanti esseri umani diversi, cui ha sempre riservato amore incondizionato.

Un viaggio nel tempo

Vittima di un incidente, si ritroverà a ripercorrere, attraverso un lungo flashback, le tappe della sua esistenza, dai suoi primi giorni da cucciola fino alla sua ultima avventura, per dare voce così a una miriade di ricordi. Un emozionante viaggio nel tempo, narrato in prima persona, capace di restituire la delicata leggerezza e la profondità con cui la protagonista si è legata alle tante famiglie incontrate.

Prima incursione nell’animazione per famiglie, dopo i titoli per adulti Crulic: the Path to Beyond, vincitore ad Annecy nel 2012, e The Magic Mountain, la cineasta rumena racconta, attraverso una storia molto semplice e commovente, una profonda filosofia di vita sull’identità, la ricerca della felicità, i legami tra gli esseri e la condizione umana, riflessa negli occhi di un animale. Attraverso uno stile grafico ricchissimo, in un turbinio di colori e forme, prende vita una storia divertente e commovente al tempo stesso.

Una favola esistenziale

La mia fantastica vita da cane è, infatti, una sorta di favola esistenziale su come una cagnolina riesca a influenzare le vite degli esseri umani; allo stesso tempo, Damian fa suoi gli strumenti e le forme del film per famiglie per dialogare al di là delle contingenze anagrafiche. La riflessione è stratificata, la morale, pur non enfatizzata, è ben evidente, e il portato emotivo cerca una connessione coi grandi e i piccoli. In più, e qui sta lo scarto, ribalta il genere del film sul cane domestico, slittandone la prospettiva dal padrone all’animale.

La mia fantastica vita da cane edifica la dimensione educativa dell’amore come moto appagante e privo di ricompensa all’altezza di una meditazione sulla società individualista, che insidia la cura dell’altro, e individuando la chiave di comprensione nello specifico canino attraverso il legame di fiducia e di dipendenza col proprietario, assegnando al passato una sensazione, più che condizionamento.

Uno sguardo nuovo

A sottolineare la volontà di trattare l’apparato umano per mezzo di un animale, Marona ha elementi antropomorfi esteriori, come l’abbigliamento, e intimi, come la memoria. Quello del cane funge allora da punto di vista personale su temi più gravosi, che riguardano anzitutto gli spettatori, finendo per trasfigurarsi attraverso una visione fluida e profondamente soggettiva che unisce animazione tradizionale e scintille tridimensionali, con la regista e i suoi animatori, che rappresentano Marona in modo semplice, al contempo divertendosi con i comprimari. Gli umani, soprattutto: l’acrobata lungo ed elastico, il camionista imponente, la signora superficiale e affettata, gli anziani grigi. Il film rifiutando le marche del realismo in favore di una fantasia surreale, in grado di produrre una nuova realtà. È proprio come scoprire il mondo con uno sguardo nuovo.