«Casa»

Arriva finalmente anche in Italia uno dei momenti più temuti dai gamer, che ciclicamente s’insinua nei loro incubi: l’adattamento cinematografico di un videogioco da parte di Paul W.S. Anderson. E dopo Mortal Kombat e Resident Evil, è arrivato il turno di Monster Hunter. Il film racconta di alcuni di soldati, capitanati da Natalie Artemis, interpretata dall’immancabile Milla Jovovich, catapultati in una dimensione parallela dopo essere incappati in una misteriosa tempesta nel deserto. Il gruppo si troverà assaltato da mostri di varia specie e sarà costretto a lottare per sopravvivere. A loro s’unirà un cacciatore del posto, che proverà a farli ritornare a casa. Chi è avvezzo agli adattamenti cinematografici di Paul W.S. Anderson saprà benissimo cosa aspettarsi. Ovviamente, com’è già stato per il passato, il regista ha deciso di prendere numerose libertà artistiche nel trattare uno dei franchise videoludici più celebri di sempre. Sebbene Monster Hunter sia una pietra miliare del videogame, è giusto valutare questo lavoro per quel che è: un film per il quale non si deve fare confronti con l’opera da cui è tratto. La situazione, però, certamente non migliora di molto. Monster Hunter è fondamentalmente un grande spettacolo fatto di mostri giganti e chi è in cerca di qualsiasi forma di profondità, è meglio che si astenga dal recarsi in sala.

In Monster Hunter, infatti, non è presente il minimo arco narrativo e le caratterizzazioni dei personaggi sono ridotte all’osso. Da un punto di vista della struttura narrativa, il film pecca di varietà. Gran parte della vicenda così è ambientata nello stesso luogo, portando la trama ad arenarsi non poco. Monster Hunter non è completamente da buttare, però. Gli effetti speciali sono piuttosto convincenti, col design delle creature che fedelmente ricrea le controparti già viste nei videogame. Un altro aspetto che sorprendentemente riesce a elevare Monster Hunter è la sua capacità d’intrattenere nonostante i difetti evidenti. Sin dai primi minuti, infatti, Paul W.S. Anderson ci lancia addosso mostri e scene di lotta, senza darci un secondo di pausa. Ovviamente, questo ritmo finisce per rendere ancora più noiosi i pochissimi momenti di calma, che evidenziano la struttura artificiale della narrazione del film.

In sostanza, per gran parte di Monster Hunter siamo costretti dal regista a essere intrattenuti e in alcune parti il montaggio fra le varie scene è talmente veloce che, nonostante si stia seduti sulla comoda poltrona del cinema, s’inizia a sudare e ad accusare il fiatone. Purtroppo, però, lo spettacolo fornito da Paul W.S. Anderson non è sempre di livello, soprattutto nelle scene di lotta corpo a corpo, montate in modo atroce. Detto questo, Monster Hunter potrebbe esservi utile per passare una serata in compagnia di amici e di un film particolarmente trash che, nonostante tutto, potreste clamorosamente godervi.