«Più in alto! Più lontano! Più veloce!»

Questa nuova fase dell’MCU ha un gran vantaggio: gradualmente ha abbassato le aspettative con cui gli spettatori vanno al cinema. Così, eliminata una buona dose di hype, si possono apprezzare gli sforzi sempre più lontani dagli antichi fasti di Captain America & Co., ma che hanno comunque una loro dignità. Rientra in questo discorso The Marvels, ultimo capitolo della Casa delle Idee (cinematografiche), in sala dall’8 Novembre 2023.

Tre eroine insieme

Diretto dalla regista afro-discendente Nia Dacosta, che ha firmato un sorprendente reboot di Candyman prodotto da lei stessa e da Jordan Peele, The Marvels riunisce tre personaggi già presentati in precedenza nell’MCU. Tornano quindi Monica Rambeau (Teyonah Parris), Kamala Khan AKA Miss Marvel (Iman Vellani) e Carol Danvers (Brie Larson), meglionota come Captain Marvel.

Dalla scena post credit al film

Il loro incontro era stato anticipato nella scena post credit dell’ultima puntata di Miss Marvel, serie trasmessa nel 2022 su Disney +. Come da tradizione ormai consolidata, l’attesa di quei pochi secondi alla fine dei titoli di coda è valsa l’impegno degli Studios Marvel per radunare le due Marvels. Inoltre, come appreso durante la serie WandaVision, Monica Rambeau è diventata grande e ha acquisito dei poteri in qualche modo legati a quelli della zia Carol Danvers.

La nascita di questo trio improvvisato e reticente è dovuta al ritrovamento, in una «galassia lontana lontana», del bracciale gemello di quello posseduto da Kamala. A farne la scoperta è Dar-Benn (Zawe Ashton), leader dei Kree e destinata a diventare la villain della storia. Il meccanismo che questo bracciale innesca porta le Marvels a scambiarsi di posto e provoca naturalmente una catena di gag e di situazioni al limite, in cui la più giovane Miss Marvel sarà inevitabilmente esposta al pericolo.

Una cornice claudicante

La storia, pur presentando interessanti riferimenti geopolitici già imbastiti nel precedente Captain Marvel, è in realtà una cornice abbastanza claudicante per raccontare l’evoluzione personale di Danvers e le sue fragilità. Ma non solo: la promessa dei toni leggeri e dei siparietti comici fatta in Miss Marvel è perfettamente mantenuta e coinvolge anche i personaggi abitualmente più drammatici o epici.

I temi importanti oltre la comicità

The Marvels è dunque un film di interazioni tra protagoniste, tra secondari (probabilmente la parte comica più riuscita) e tra popoli. E, attraverso di esse, ognuna capisce qualcosa in più di se stessa, o conosce più profondamente l’altra, supera le proprie paure e sprona l’altra a fare meglio.

Ma non solo: è un film che parla di guerre per il controllo di territori e di risorse, di conflitti che si protraggono da generazioni, di cui pochi ricordano l’inizio o i motivi reali, ma che non per questo sono meno sanguinosi o spietati.

Parla di oppressori che ci assomigliano e di oppressi di cui riconosciamo gli sguardi terrorizzati dall’ennesima distruzione e svuotati dall’ennesima diaspora. E, infine, anche di quegli interventi sommari fatti in nome di una giustizia arbitraria, che si rivelano cure peggiori dei mali. Insomma, involontariamente, The Marvels può porre al pubblico questioni decisamente attuali.

Una trama ingenua

Da un punto di vista logico e narrativo, va detto che non tutto funziona come avrebbe potuto con un po’ d’attenzione in più. Belle le scene d’azione, efficaci i momenti leggeri, che servono a empatizzare con l’altrimenti glaciale Captain Marvel, ma la trama ha alcune ingenuità del tutto evitabili e che richiedono una sospensione dell’incredulità a tratti eccessiva.

Cosa non funziona

Stupisce, per esempio, che una delle grandi soluzioni a uno dei grandi conflitti del film si risolva con una riflessione di pochi secondi di Rambeau, dopo che la pressoché onnipotente Danvers ci aveva girato attorno per decenni.

Ma non solo: un mistero secondario che il Fury precedente agli eventi di Secret invasion non riesce a risolvere risulta davvero difficile da credere così impenetrabile. Probabilmente manca a chi scrive la percezione di un universo complesso e stratificato nel tempo e nelle conoscenze da parte dei personaggi. È un peccato, perché sembrano tutti (o quasi) un po’ più tonti del solito.

Molto meglio il passaggio della famiglia Khan, dal piccolo al grande schermo. I personaggi, sia la protagonista Kamala, sia i suoi parenti, riprendono i caratteri già noti e ripropongono la loro simpatia probabilmente stereotipata, ma efficace e tenera. In particolare, la giovane supereroina realizza finalmente il suo sogno di conoscere il mito Carol Danvers, dando vita a una serie di scene efficaci, pur nella loro ripetitività.

Kamala!

Kamala Kahn traghetta lo spirito dei primi Avengers verso qualcosa di diverso e unico, mantenendo i propositi del suo alter ego fumettistico e mostrando al mondo (e ai lettori) che l’eroismo non è una questione di genere, cultura o età.

Forse è proprio questo il valore di The Marvels: non tanto in quanto mostra, ma in ciò che prepara e dove ci porta dopo un interregno cinematografico (e televisivo) che ha entusiasmato davvero di rado, se non mai.