Vincent D’Onofrio: un indiscutibile peso massimo del cinema

vincent d'onofrio in un ritratto in bianco e nero - nerdface

Vincent D’Onofrio

vincent d'onofrio con la barba bianca e lunga in un ritratto - nerdface

«I think that being a producer is business and being an actor is art».

Un peso massimo del cinema

Capita agli attori d’arrivare a imbroccare subito il ruolo della vita, quello che un attimo prima sei nessuno e l’attimo dopo le tue battute e la tua scena entrano di diritto nella storia del cinema. Non capita sempre, è vero, ma se ti chiami Vincent D’Onofrio puoi mettere una bella spunta su questa voce. Figlio di immigrati italiani arrivati negli USA, giunge alla recitazione dopo aver assaggiato molti lavori diversi. Inizia col teatro, ovviamente, e in parallelo sbarca il lunario con altre occupazioni. Passa anche nel piccolo schermo, nella serie Miami Vice (1984-1989), che lo vede partecipare in un solo episodio, che comunque gli permette d’essere notato dai nomi che contano.

Full metal jacket

Uno su tutti è quello di Stanley Kubrick, intento a girare un film sulla Guerra del Vietnam, Full metal jacket (1987): lo sceglie per interpretare il soldato semplice Leonard Lawrence, meglio conosciuto anche come soldato Palla di Lardo. Vincent D’Onofrio non è uno sconosciuto preso dalla strada e per quel ruolo s’affida al Metodo Stanislavskij, che ha studiato bene e che gli permette d’immedesimarsi pienamente nel personaggio.

Il valore aggiunto

Ingrassa anche di 35 chili e arriva pronto a girare alcune delle scene più significative di sempre. Magistralmente diretto, dà realmente vita al soldato Palla di Lardo; cambia registro e, se all’inizio ci sembra una macchietta comica da deridere al pari dei suoi commilitoni, in un attimo diventa una figura tragica e folle. La trappola di Kubrick è orchestrata magistralmente e Vincent D’Onofrio ci mette del suo, tanto che il ghigno nell’ultima sequenza che lo vede protagonista trasmette la sua rabbia prima, la sua follia subito dopo, un senso d’inquietudine che infine diventa paura.

il ghigno terribile di vincent d'onofrio in full metal jacket - nerdface

Full metal jacket diventa cult anche grazie a quei cinque minuti scarsi che, grazie all’interpretazione di Vincent D’Onofrio, sembrano insieme cortissimi e pazzi, lunghissimi e angoscianti. Non è un caso, probabilmente, se molto spesso l’attore è stato scelto per ruoli da cattivo, facendo quasi sempre furore. Come se ci fosse stato una sorta d’imprinting da quella volta, quando lo abbiamo visto in seguito è stato inevitabile ricordare quel ghigno e rabbrividire.

Daredevil

Come inevitabile è citare l’ultimo psicopatico cui ha dato corpo (possente) e voce (tagliente): Vincent D’Onofrio è stato Wilson Fisk, alias Kingpin nella serie TV Netflix Daredevil (2015-2018) e ha sicuramente donato spessore a un personaggio già dotato di una psicologia piuttosto sfaccettata anche nei fumetti. Un Re del Crimine capace di parlare con durezza ai suoi sottoposti, mostrare crudeltà e spietatezza, poi, una scena dopo, trascorrere una cena con la donna che ama, cambiare voce, ammorbidirla e trasformarla.

Vincent D'Onofrio interpreta Kingpin e sfoglia tutte le sue giacche bianche uguali - nerdface

Il Kingpin di Vincent D’Onofrio non risulta mai straniante, anzi avvicina il personaggio ancor di più allo spettatore, pur non essendo mai positivo. Daredevil è tra le serie TV con la migliore sceneggiatura, regia e il miglior livello di recitazione del cast: la performance di Vincent D’Onofrio non offre alcuna sbavatura, addirittura sovrasta quelle dei colleghi, rendendo il suo Kingpin quasi il vero protagonista.

Il ritorno in Hawkeye

E infatti, forse anche grazie alla spinta dei tanti fan che da tempo chiedevano un suo ritorno, Vincent D’Onofrio è tornato recentemente negli abiti ricercati del crimine in un’altra serie Marvel, Hawkeye. Lo scontro con Occhio di Falco e Kate Bishop, seppure in un prodotto natalizio e più leggero di Daredevil, ha fatto assaporare di nuovo un personaggio centrale, che adesso molti vorrebbero vedere contrapposto allo Spider-Man di Tom Holland, grazie al Multiverso sdoganato in No way home e al riconoscimento del canone delle serie Netflix all’interno dell’MCU.

Ogni genere

Tra l’esordio e l’ultima interpretazione di Vincent D’Onofrio non mancano naturalmente altri personaggi da citare, d’ogni genere: la commedia Tutto quella notte (1987); Mystic pizza (1988); JFK: un caso ancora aperto (1991), diretto da Oliver Stone; I protagonisti (1992), di Robert Altman; quel gioiello di Ed Wood (1994), firmato da Tim Burton. È nuovamente un psicopatico, ma in divisa, nell’indimenticabile (e odiato solo da Nanni Moretti) Strange days (1995); sperimenta la Fantascienza leggera in Men in black (1997) e quella più impegnata e sfortunata in The cell (2000), che lo vede ancora nei panni dell’antagonista, nella cui mente dovrà calarsi una Jennifer Lopez mai fuori dal personaggio come in questo caso.

vincent d'onofrio con abiti sgargianti e forbici in mano è la proiezione psichica del suo personaggio in the cell - nerdface

Nemmeno quand’è chiamato a interpretare ruoli meno profondi è possibile notare una qualche traccia dell’Effetto Boris in Vincent D’Onofrio: è il caso di Jurassic world (2015), nel quale interpreta un militare deciso a usare i Raptor come arma sul campo di battaglia. Ora, i Raptor probabilmente avevano un certo livello d’intelligenza, ma il pensiero d’addestrarli come delfini rientra esattamente tra quelle idee da militare pazzo.

vincent d'onofrio si tiene le mani sui fianchi in jurassic world - nerdface

Per fare un paragone: non è che i leoni siano meno feroci o efficaci in battaglia, eppure nessun esercito del mondo ha mai pensato d’addestrarli a scopi bellici. Chiedetevi perché. A ogni modo, Jurassic World è un film che tutto sommato a noi è piaciuto, come c’è piaciuto vedere Vincent D’Onofrio mollare un po’ il personaggio, pur mantenendolo credibile, soprattutto conoscendo il rischio sempre dietro l’angolo di trasformarlo in macchietta.

Altri ruoli

In tempi recenti abbiamo visto Vincent D’Onofrio in ruoli davvero molto diversi tra loro: allenatore del Brasile, nel bel biopic Pelé (2016); sindacalista nel film di James Franco In dubious battle (2016); giustiziere nel remake de I magnifici 7 (2016); addirittura il papà di Samara, in The ring 3 (2017).

Riuscire sempre a elevare

Non importa se la produzione sia grande o piccola, se si tratti di un film per il grande schermo o di episodi di una serie TV: Vincent D’Onofrio riesce sempre a elevare ogni opera in cui presti la sua professionalità. E se vi piace vederlo come cattivo, provate anche ad ammirare le sue prove attoriali da buono: avete a disposizione ben 141 episodi di Law & Order: criminal intent (2001-2011), nel quale interpreta con impegno il detective Robert Goren.

Primo piano di Vincent D'Onofrio - nerdface

Forse pure troppo, visto che nel 2004 subisce un esaurimento psicofisico, che gli impone di rallentare il ritmo. E se ancora non avete abbastanza prove della sua stazza di stella di Hollywood, recuperate anche The kid (2019), del quale è regista.

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