Book Pride: che bello tornare in presenza (dei libri)! | Report

due ragazze sorridono mentre osservano un libro - nerdface

È tornata a Milano, dopo un periodo di blocco forzato a causa della pandemia, la fiera dell’editoria indipendente Book Pride. Dal 4 al 6 Marzo 2022 s’è parlato nuovamente di libri e, in occasione straordinaria, in una nuova location, gli spazi di Superstudio Maxi, un’ex fabbrica siderurgica. La nuova sede, a pochi metri dalla fermata MM di Famagosta, è il più grande open space totalmente sostenibile della città ed è un centro polivalente multiculturale, nato per ospitare eventi di questo genere.

Un team giovane

Novità anche nella squadra che ha organizzato la fiera: un team editoriale giovane e dinamico, simbolo del nuovo modo di fare editoria indipendente. Fra i tanti che hanno dato il proprio contributo, citiamo almeno i nomi di Federica Antonacci, Anastasia Martino, Federica Principi, Raffaele Riba e Alice Spano. Il Book Pride, con un calendario di incontri articolati su 3 giorni, ha visto la partecipazione di circa 200 case editrici indipendenti, di dimensioni variabili e afferenti a diversi ambiti editoriali.

Una fiera per tutti

Gratuita per i visitatori fino alla scorsa edizione, la fiera da quest’anno ha richiesto un biglietto di ingresso, i cui proventi sono stati volti all’implementazione di nuove proposte e servizi per i visitatori. Il prezzo impostato volutamente basso dagli organizzatori (6 euro il giornaliero, 11 euro per l’abbonamento all’intero evento), testimonia una sensibilità e un’attenzione più che benvenute di questi tempi alle categorie più fragili di lettori e all’accessibilità della fiera, con entrata gratuita per gli under 14 e gli over 65.

una mano prende la guida alla fiera - nerdfacefoto di Elisa Scotti

I numeri parlano da soli: circa 200 tra incontri e presentazioni, articolati secondo diversi filoni tematici, tra cui citiamo le Dediche, Vivere tutto da tutti i lati, Prossimità, Alleanze, Parole di canzoni, Arte di moltiplicare i libri, con la sua usuale solita attenzione alle professioni del libro. Tema portante di questa sesta edizione è quello delle Moltitudini, cioè la pluralità di voci e di sguardi dell’editoria indipendente, di cui sono state indagate le forme della collettività, umane e non, i legami, le alleanze e la collaborazione.

Spazio alla Fantascienza

Vero highlight della prima giornata, per chi come noi si sente un po’ più nerd, l’incontro tenuto da Alessandra Lavagnino e Francesco Verso, rispettivamente Direttrice dell’Istituto Confucio di Milano ed editor di Future Fiction, durante la prima giornata dal titolo Il Sole cinese. È finalmente arrivato in Italia un modo intrigante e sorprendente di fare fantascienza, grazie soprattutto allo scrittore Han Song, che resuscita un genere dato per moribondo in Occidente, che invece, proprio da Oriente, trova nuova linfa e vitalità grazie a una serie di storie capaci d’aggiornare e arricchire la Fantascienza contemporanea mondiale.

La versione cinese

Si tratta di un vero e proprio fenomeno socio-culturale, che sta investendo molti settori, da quello letterario a quello accademico, da quello universitario a quello industriale, inclusi i fumetti, i videogiochi, i film e le serie TV. In tanti oggi considerano la Fantascienza come l’unico genere capace di cogliere e rappresentare al meglio lo spirito dei nostri tempi accelerati, con in più la tradizione millenaria cinese a fare da sfondo alle storie di tre generazioni di scrittori e scrittrici, dagli anni ’70 fino ai nostri giorni.

una veduta della folla tra gli stand della fiera - nerdfacefoto di Elisa Scotti

Templi olografici per continuare a onorare i morti nella realtà aumentata, linguaggio dei segni per sfuggire alla sorveglianza cibernetica, consulenti artificiali a supporto di una popolazione in rapido invecchiamento, social network per mantenere vive le festività tradizionali e un immenso Sole cinese che, dall’alto, illumina il futuro di un Paese avviato verso uno sviluppo tecnologico inesorabile. L’antologia presentata è forse il meglio della Fantascienza cinese pubblicata da Future Fiction nel corso degli ultimi cinque anni, una raccolta definitiva di 17 racconti e 8 storie inedite.

Uomo e tecnologia

Interessantissimo anche Andrea Daniele Signorelli, con Technosapiens, il quale racconta come l’essere umano stia diventando sempre più simile a una macchina. Le tecnologie digitali si stanno fondendo al corpo umano, creando le condizioni per un’umanità più efficiente, più razionale, più veloce e più misurabile. Tra teorie politiche al confine tra utopia generazionale e fantascienza e progetti per restituirci il controllo sulla tecnologia digitale, la speranza che si possa invertire la rotta è ancora accesa. Ma la strada da percorrere è lunga e il tempo stringe: la fusione tra essere umano e macchina è già iniziata. Di questo processo, curiosamente, conosciamo l’esatta data d’inizio: 9 Gennaio 2007.

Gli smartphone

In quel giorno, il fondatore di Apple, Steve Jobs, salì sul palco del Moscone Center di San Francisco e pronunciò le seguenti parole: «Ogni tanto salta fuori un prodotto rivoluzionario e tutto cambia». Mentre parla, tiene in mano un piccolo aggeggio nero e rettangolare: è il primo iPhone. Da quel giorno, nulla è più stato come prima. Lo smartphone è entrato nelle nostre vite e le ha trasformate al punto che, oggi, se un alieno con la sua navicella sorvolasse la Terra e osservasse gli esseri umani, penserebbe che questo dispositivo sia una protesi del corpo.

relatrici tutte donne parlano di fronte a una platea - nerdfacefoto di Elisa Scotti

Non c’è quindi da stupirsi se, stando ai dati raccolti dalle società di analisi, le persone utilizzino in media i loro dispositivi mobili circa tra le quattro e le cinque ore al giorno, cifra raddoppiata dal 2014 a oggi. Un tempo lunghissimo, ma spezzato in una miriade di brevi intervalli: uno studio risalente al 2013 mostrava come i millennial controllassero i loro smartphone oltre 150 volte al giorno una ogni dieci minuti. In poche parole, l’intera società in poco più di dieci anni è diventata dipendente dagli smartphone.

Addictive by design

Che la pervasività, la potenza e la rapidità con cui questo strumento s’è imposto nelle nostre vite portasse con sé, oltre agli innegabili vantaggi, anche degli effetti collaterali era inevitabile e in parte prevedibile. È più sorprendente constatare che non si è trattato di un risvolto negativo imprevisto, al contrario lo smartphone e il suo alleato più potente, i social network, sono stati progettati esattamente per promuovere un uso che ci rende quasi impotenti al loro cospetto. La dipendenza da smartphone di cui la società è vittima è stata attentamente progettata dagli stessi ingegneri della Silicon Valley che hanno ideato questi strumenti. Lo smartphone e i social network, in poche parole, sono addictive by design.

Un esempio

Ma perché gli smartphone e i social network riescono così efficacemente nella loro missione? Per capirlo, bisogna tornare parecchio indietro nel tempo. Immaginate d’essere un uomo delle caverne, che deve regolarmente andare a caccia di cervi o di cinghiali, per nutrire se stesso e la sua famiglia. La caccia è faticosa, può impiegare ore o anche giorni. Dopo un po’ la stanchezza si fa sentire, assieme a fame e sete. Le gambe sono pesanti. Il nostro corpo ci suggerisce di lasciar perdere, di sdraiarci e riposarci un po’. All’improvviso, un cinghiale compare a una certa distanza: d’un tratto, non sentiamo né sete, né stanchezza, ma solo il desiderio di conquistare la preda.

Come i primitivi

Nel momento in cui scocchiamo la freccia e colpiamo l’animale, una scossa attraversa tutto il corpo. La rinnovata energia che ci ha permesso di scordare per qualche minuto la stanchezza è legata a una sostanza prodotta dal nostro cervello: la dopamina, un neurotrasmettitore alla base della motivazione e che si pensa sia stato sviluppato dal cervello proprio per spronarci alla caccia e facilitare così il sostentamento. Conquistare un obiettivo scatena infatti il rilascio di dopamina, facendoci avvertire una scarica di piacere che rappresenta, dal punto di vista neurologico, la vera ricompensa per aver portato a termine il nostro compito.

Storia di una dipendenza

Nonostante sia coinvolta in moltissime attività, tutto ciò che riguarda la motivazione e la ricompensa in qualche modo coinvolge la dopamina. E i social media hanno imparato a sfruttare nel modo migliore il nostro bisogno di andare a caccia di ricompense per uno scopo che con la sussistenza non ha niente a che fare: controllare quante più volte possibile Facebook, Instagram, Snapchat, Twitter, WhatsApp, le app dedicate alle e-mail e tutti le altre piattaforme; creando, in sintesi, la dipendenza da smartphone e social network.

un bambino prende un peluche a forma di unicorno - nerdfacefoto di Elisa Scotti

Da questo punto di vista, una delle innovazioni più riuscite è il tasto mi piace su Facebook, diventato nella sua semplicità, come spiegato nella conferenza, «una fonte inesauribile di feedback sociali». Dopo aver pubblicato qualcosa su Facebook, è difficile resistere alla tentazione di controllare in continuazione lo smartphone per vedere se c’è qualche nuovo like o commento. Quando l’agognata notifica compare, riceviamo una scarica di soddisfazione così breve da creare dipendenza, spingendoci a controllare lo smartphone in continuazione.

Uno sguardo sul fantastico

Menzione speciale infine per Bizarre. Uno sguardo sul fantastico, con Max Baroni e Luca Frassina dell’Agenzia Alcatraz, presentazione incentrata intorno alla collana dedicata alla letteratura fantastica, gotica e weird. Bizarre si propone di portare (o riportare) nelle librerie italiane sia i nomi più di culto del fantastico, specialmente francofono, che autori meno conosciuti, ma altrettanto meritevoli. A inaugurare l’incontro i due titoli di maggior successo, di Gérard Prévot, maestro della scuola belga del bizzarro. Due raccolte di racconti scritte negli anni ’70, ma inedite in Italia, e che portano il lettore tra spettri, demoni, terre desolate e in un continuo labirinto di specchi, tra sogno e realtà.

Racconti da non perdere

Ne Il demone di febbraio, ventuno storie brevi che si consumano nelle lande piovose tra la Francia settentrionale e il Belgio fiammingo: dall’Enigma de Cafè de Paris al Valzer vietato, da leggere rigorosamente davanti a un camino. Ne La notte del Nord, soltanto tre racconti lunghi, per brividi raffinati: La notte del nord, Gli sparti e Lo spettro meccanico. Bellissime le copertine, che riproducono fedelmente quelle originali realizzate del grande Henri Lievens per la collana Fantastique delle storiche edizioni Marabot.

una donna parla al microfono - nerdfacefoto di Elisa Scotti

Book Pride è stata un’edizione che ha segnato il ritorno in presenza dopo un’assenza non facile e ha visto un’enorme partecipazione di piccoli, grandi e medi editori. Milano, ricollegandoci al tema di quest’anno, è sempre stata plurale, aperta, una città che ha declinato la sua vita contemporanea sulle moltitudini con la capacità progettuale, la varietà di proposte e l’impegno, anche etico-politico, rappresentato dall’editoria indipendente italiana che non ha eguali in Europa.

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