The Witcher: le differenze tra i libri e la seconda stagione

geralt e ciri e sono in piedi davanti a un uomo anziano seduto nella seconda stagione di the witcher- nerdface

The Witcher

geralt guarda il mare dall'alto di un scogliera nella seconda stagione di the witcher - nerdface

«La prima stagione è molto incentrata sulle basi e riguarda la costruzione del mondo, la creazione di questi personaggi, il loro posizionamento. Quando arrivi alla seconda stagione, tutte queste cose iniziano a entrare in gioco e i personaggi iniziano a incontrarsi».

Poteva andare meglio

Dopo la lunghissima analisi dedicata alle differenze fra i primi due romanzi della saga di The Witcher e la prima stagione della serie targata Netflix, e a seguito della recensione della seconda arrivata il 17 Dicembre 2021, è arrivato il momento d’entrare nel dettaglio dei nuovi episodi rilasciati dalla piattaforma in streaming. Invito i lettori a completare la visione delle 8 puntate totali, in quanto questo articolo conterrà spoiler: siete avvertiti!

Nuove storyline

Come già sottolineato, le differenze fra il lavoro di Andrzej Sapkowski, principalmente il terzo romanzo della saga di Geralt, Il sangue degli elfi, e quello di Lauren Schmidt Hissrich differiscono particolarmente, tanto d’aver creato storyline mai apparse nei romanzi. Le due creature, infatti, si assomigliano davvero poco.

Le cinque differenze maggiori

I cambiamenti apportati dalla serie Netflix sono così tanti da non poter essere discussi in un solo articolo, per cui elencherò le cinque differenze maggiori, titolandole tutte con citazioni di Boris. Ricordo ancora una volta gli spoiler.

1. L’esperienza del fuoco, vabbè, io te la consiglio

La Battaglia di Sodden ha lasciato cicatrici interne o esterne in più o meno tutti i personaggi della serie. Insieme a Triss, la più colpita è stata certamente Yennefer la quale, dopo aver utilizzato la vietatissima magia del fuoco, perde completamente i suoi poteri magici.

Yennefer

Se parliamo di lore, questo è un avvenimento effettivamente possibile all’interno del mondo di The Witcher. Il problema è che, nel corso della saga, nulla di tutto questo accade a Yennefer, che ha un ruolo quasi di contorno all’interno della storia scritta da Sapkowski.

yennefer tiene una torcia in mano e guarda qualcosa di brutto in lontananza nella seconda stagione di the witcher - nerdface

L’ossessione d’inserire la maga fra i personaggi principali di The Witcher ha portato molti cambiamenti all’interno della storia, fra cui la natura del rapporto con Ciri. Nei romanzi, Geralt, ormai separato da tempo dalla maga, è in cerca d’aiuto per gestire l’enorme potere della ragazza. Non basta saper usare bene una spada: Ciri ha bisogno di qualcuno che possa insegnarle a controllare se stessa.

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Di lì vari personaggi provano ad aiutare la giovane Principessa, fallendo. L’unica in grado di poterle garantire un allenamento adatto alle sue capacità è Yennefer, che si dimostra una madre severa ma giusta, aiutando la piccola a gestire la sua incredibile forza.

Una strana madre

La maga, che appare poco ne Il sangue degli elfi, arriva nel momento giusto della storia, dimostrando quanto la connessione con Geralt sia potente anche attraverso l’amore per Ciri, riuscendo a rappresentare la figura di madre surrogata di cui ha bisogno la Principessa, vista l’incapacità di crescere la ragazza da parte degli strighi di Kaer Morhen. Invece, la prima cosa che Yennefer prova a fare con Ciri nella serie è di vendere la povera orfana a…

2. Ma chi c***o è?! Che c***o fai?!

Quel nerd maledetto di Henry Cavill sarà stato felice di leggere la sceneggiatura della seconda stagione di The Witcher, avendo probabilmente notato l’occhio strizzato al terzo capitolo della trilogia videoludica.

geralt è poggiato con la schiena su un albero e guarda qualcuno nella seconda stagione di the witcher - nerdface

Voleth Meir, che assomiglia molto a un surrogato delle tre streghe di The wild hunt, è figura mitologica che si ciba di dolore, stipulando un patto con Fringilla, Francesca e appunto la nostra Yennefer, tutte e tre non proprio al massimo della forma. Questo personaggio non esiste nei libri e, considerando il suo ruolo di main villain della stagione, forse non sarebbe mai dovuta esistere in generale.

3. Non stamo a fa’ Kubrick

L’intero concept dei monoliti, neanche fosse 2001: Odissea nello Spazio, sembra quantomai lontano dal setting originale dei romanzi. I mostri, forse uno dei concept più ammirati della saga di Andrzej Sapkowski, non sono poi così centrali in quella di Geralt, essendo una minaccia molto meno temibile in un mondo la cui tecnologia è in costante evoluzione.

un mostro tentacolare emerge dalla neve nella seconda stagione di the witcher - nerdface

Questo aspetto rende la storia del nostro protagonista ancor più malinconica, in quanto reliquia di un passato lontano, ormai distante dalla civiltà moderna del Continente. Inserire nuovi mostri, mutati e più potenti, non fa altro che smentire uno dei temi più affascinanti dei libri.

4. Invece ‘sto conte, ‘sto c***o! Lo posso dire, padre?

Uno degli aspetti più stupefacenti dei romanzi di Sapkowski è il modo in cui sono rappresentati gli elfi. Nei videogame di CD Projekt RED, nonostante una veemente resistenza nei confronti degli umani, gli scoia’tael sono stati descritti fondamentalmente come un gruppo simpatetico, in lotta sia per la sopravvivenza che per la libertà delle minoranze del Continente.

I confini tra Bene e Male

Nei romanzi, i confini fra bene e male non sono mai marcati. Questo concetto è perfettamente rappresentato dagli scoia’tael i quali, nonostante figurino dalla parte della ragione, utilizzano metodi di guerriglia piuttosto crudeli, massacrando qualsiasi individuo s’addentri nei boschi da loro abitati.

un'elfa porge una brocca di metallo e una scodella a qualcuno nella seconda stagione di the witcher - nerdface

Il costante assistere da parte del lettore a scene di discriminazione nei confronti di nani ed elfi fa sempre provare una forte empatia per questi due gruppi, che però cessa nel momento in cui s’assiste al massacro di umani molto spesso innocenti da parti dei guerriglieri al servizio di Nilfgaard.

L’orrore della guerra

Questa ambiguità aiuta a cementare l’idea dell’orrore della guerra come mezzo di risoluzione dei problemi. Nei romanzi, gli elfi sono alleati a Nilfgaard per pura convenienza, in quanto l’imperatore Emhyr ha promesso loro una terra da poter governare senza l’intrusione umana.

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Nella serie è sì presente questo tipo d’accordo, ma la motivazione della loro scesa in campo è decisamente diversa e più personale rispetto ai motivi politici. Gli elfi hanno già motivo di combattere in maniera così crudele, in quanto in inferiorità numerica rispetto ai grandi eserciti del Nord e rancorosi per anni e anni di razzismo subìto. La morte di un bambino non aggiunge nulla alle loro motivazioni, anzi svilisce l’ambiguità del mondo creato da Sapkowski.

5. Perché tu sei ‘na m***a e lui è un mostro sacro!

Per un fan della serie suonerebbe piuttosto strano sentirsi dire che l’imperatore di Nilfgaard è in realtà un grande. Eppure, nei libri la sua figura è piuttosto ambigua. Sin dall’inizio il nostro amico misterioso, mai descritto veramente dal suo autore, appare come un personaggio sostanzialmente umano, ma costretto a compiere gesti crudeli perché il mondo circostante li richiede.

Nilfgaard

Ordinare l’uccisione di un elfo neonato, però, non sembra essere un gesto nelle sue corde. Inoltre, il reveal della sua parentela con Ciri è svelato solo nell’ultimo romanzo. Grazie alla sua scrittura, però, Sapkowski è stato in grado di nascondere il suo volto per anni, mentre in TV non è stato possibile, a meno di farlo sembrare un brutto cattivo di James Bond, nascondendolo per stagioni intere nella penombra.

ranuncolo ha l'aria corrucciata nella seconda stagione di the witcher - nerdface

Sebbene la prima stagione di The Witcher avesse aggiunto e tagliato parti della storia dei primi due romanzi, tutto sommato i fan dei libri potevano ritenersi soddisfatti del risultato visto sul piccolo schermo. Questa seconda stagione, invece, mischia le carte in tavola, stravolgendo gran parte della storia dei romanzi. Sebbene il finale si riallinei alla cronologia dei romanzi, i cambiamenti sono stati così profondi d’aver lasciato in uno stato disorientato tutti i lettori.

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