«Non hai ancora capito?»

Arriva per la prima volta in Italia, dopo 23 anni dall’uscita, l’irriverente commedia nera Cane che abbaia non morde, esordio alla regia per il premio Oscar Bong Joon-ho, che dimostrava il suo enorme talento nel descrivere la società sudcoreana con diversi espedienti narrativi davvero geniali. Il film racconta le vicende di un ricercatore universitario e aspirante professore che, stanco del rumore provocati dai cani del suo palazzo, decide di rapirli.

Una spirale di equivoci

Questo gesto di follia innescherà una spirale di equivoci ancor più folli, usati per descrivere e raccontare, anche metaforicamente, alcune situazioni poi ricorrenti nella filmografia di Bong Joon-ho, come i gesti estremi e violenti, apparentemente senza motivo da quanti vivono nell’emarginazione assoluta.

Risate e riflessioni

La grande forza di Cane che abbaia non morde, oltre alla storia ben riuscita, è la capacità di far ridere lo spettatore, per poi portarlo a riflettere su quanto ha visto. La risata, quindi, non rimane fine a se stessa, ma è usata come strumento di riflessione profonda e permette al pubblico di percepire la commedia con un forte senso d’amarezza.

La pellicola è poi impreziosita dalle grandi interpretazioni di Lee Sung-jae, nel ruolo del protagonista Yun-ju, e di Bae Doo-na, nota in ambiente cinematografico internazionale per i ruoli nel film Mr. Vendetta e nella serie Netflix Sense 8. In una pellicola di questo tipo l’apporto degli attori è davvero enorme e la loro responsabilità nella buona riuscita del film, soprattutto in fatto di credibilità, è determinante quanto la sceneggiatura.

Una regia già da grande

La regia, nonostante sia un esordio, è esattamente quanto ci si aspetta da un gigante come Bong Joon-ho: la resa visiva di Cane che abbaia non morde è infatti molto suggestiva e ben si sposa alla narrazione. Non sono presenti, infatti, virtuosismi fini a loro stessi e ogni movimento di macchina ha un significato ben preciso all’interno dell’intreccio narrativo che il regista vuole mettere in scena. Da segnalare positivamente è una soggettiva di un cane durante un inseguimento.

La satira grottesca di una società

Nonostante il grande talento di Bong Joon-ho, Cane che abbaia non morde non è tuttavia privo di difetti: la pellicola è piuttosto scorrevole, ma la presenza di alcuni vistosi cali di ritmo intacca leggermente l’esperienza di visione. Commedia nera che sfrutta gli equivoci per rappresentare una società sudcoreana disperata, corrotta e disillusa, la cui massima aspirazione è sopravvivere a malapena, Cane che abbaia non morde però non è solo una rappresentazione. Bong Joon-ho si spinge infatti alla ridicolizzazione grottesca del suo mondo, sino a giungere ad alcune scelte che si potrebbero definire satiriche.

La prima pellicola del maestro Bong Joon-ho è quindi un ulteriore tassello da aggiungere alla sua filmografia e ci fa capire come la sua poetica fosse già delineata sin dall’esordio, un cinema dichiaratamente anti-classista e anti-capitalista che, senza dubbio, non può lasciarci indifferenti, così come dovrebbe fare il grande cinema.