«Questa donna è molto disturbata»

Il cinema horror recente continua nell’immancabile voglia di voler assolutamente affrontare l’argomento esorcistico, nonostante le innumerevoli (e discutibili) operazioni svolte ormai in questi ultimi decenni e l’inarrivabile prototipo rappresentato da L’esorcista, creato da William Peter Blatty (su carta) e William Friedkin (per immagini) nel lontano 1973. A fare i conti con questo trend è ora L’esorcismo di Emma Schmidt (The ritual in originale), in sala con Midnight Factory.

Le particolarità del film

Come molte altre pellicole simili, L’esorcismo di Emma Schmidt s’ispira a fatti realmente accaduti, stavolta nei lontani anni ’20. Particolarità ancor maggiore per questa pellicola diretta da David Midell, autore di un paio di pellicole acclamate, ma da noi inedite, è la presenza come protagonista del grande Al Pacino, mai frequente nel cinema horror, a parte la sua partecipazione ne L’avvocato del Diavolo, di Taylor Hackford.

Una vera possessione?

Il noto premio Oscar per Scent of a woman ricopre quindi i panni di padre Theophilus Riesinger, un uomo di Dio che, nel 1929, si ritrovò ad avere a che fare con la scottante vicenda della giovane Emma Schmidt (interpretata da Abigail Cowen), una ragazza con gravi disturbi psichici mai riconosciuti a livello medico, tanto da convincere la Chiesa di trovarsi di fronte a una possessione vera e propria.

Incaricato d’eseguire una serie di rituali, Riesinger giunge quindi nel convento di padre Joseph Steiger (Dan Stevens), coinvolgendolo in questo lungo calvario fatto di esorcismi e momenti inquietanti, dove il Male si mostra in tutto il proprio orrore e porta i due uomini a fare i conti col proprio passato e con la propria fede.

La solita storia vera

Con un immancabile avviso a inizio visione che accerta la veridicità dei fatti raccontati, tutti documentati dalla Chiesa stessa, L’esorcismo di Emma Schmidt è un film che comunque non ha molto da dire rispetto a quanto è stato fatto negli ultimi anni. E questo era anche abbastanza scontato.

Un horror genuino

Sorvolando, poi, sulla presenza di un Al Pacino in vacanza premio, più che sul set, ma comunque sempre in grado di dare un pizzico di credibilità alla storia pur trovandosi fuori ruolo, la pellicola di David Midell ha dalla sua, in fin dei conti, una schietta sincerità in fatto di horror e non perde tempo in inutili introduzioni preveggenti, gettando così lo spettatore nel mezzo di questo lungo esorcismo, mostrato giorno dopo giorno, a strati, di rito in rito.

Ma la monotonia è sempre dietro l’angolo e, purtroppo, prende troppo il sopravvento. Così, L’esorcismo di Emma Schmidt cade nel baratro della noia, senza alcun tipo dettaglio nuovo per il genere, lasciando che questa storia (vera) s’adegui ai soliti elementi del caso e alla (poca) credibilità degli eventi descritti.

Cosa salviamo di questo film

In questo crollo, sia Al Pacino che il buon Dan Stevens ci mettono la faccia, nonostante l’ispirazione minima de L’esorcismo di Emma Schmidt, lungometraggio che ha almeno il pregio di mostrare un paio di buoni effetti speciali di trucco, sempre validi per la causa di questi film.