Marty Feldman: l’attore che andò oltre la spalla comica

marty feldman in un divertente ritratto davanti uno specchio - nerdface

Marty Feldman

marty feldman con l'espressione imbronciata - nerdface

«I am too old to die young and too young to grow up».

Oltre la spalla comica

Gran parte della carriera di Marty Feldman è sconosciuta a noi italiani, essendo sbocciata nella natia Inghilterra ed essendosi espressa prima in radio e poi in show comici, sempre per la televisione britannica. Ed è una carriera che sboccia prestissimo, quando il comico ha più o meno una ventina d’anni. Quei primi anni servono a Marty Feldman per mettere in luce il suo straordinario talento, che lo stesso accentua quando gli è diagnosticato un disturbo tiroideo, all’origine del suo sguardo particolare.

Dal Regno Unito agli USA

Marty Feldman usa questa caratteristica per rendersi riconoscibile così, invece di tarpargli le ali, lo catapulta ancora più in alto. Oltrepassato l’oceano, l’attore approda anche negli USA e continua la sua promettente carriera diventando un volto notissimo anche nelle TV statunitensi; poi, nel 1974, arriva al cinema col ruolo per il quale è maggiormente ricordato.

Ululì, ululà

Accade infatti che Gene Wilder ha quest’idea che gli frulla in testa, quella di realizzare un film seguito diretto del Frankenstein della Universal del 1931, ma declinato in chiave parodistica. Ha già una sceneggiatura più o meno abbozzata e gli è suggerito d’inserire nel progetto Marty Feldman, col quale condivide l’agente. Durante i momenti concitati nel mezzo delle riprese di Mezzogiorno e mezzo di fuoco, Wilder riesce anche a convincere Mel Brooks a occuparsi della regia.

marty feldman è igor in frankenstein junior - nerdface

I due completano il copione e iniziano le riprese di Frankenstein Junior, un film dalla produzione complicata tanto dalle risate sul set, quanto da un celebre litigio tra l’attore protagonista e il regista. Nell’appartamento di Wilder, Mel Brooks litigò selvaggiamente con lui: i toni si alzarono, le parole divennero più taglienti e turpi, fin quando il regista, esasperato e fuori di sé dalla rabbia, guardò l’amico dritto negli occhi… E lo «mandò a fanculo!».

Nasce una coppia artistica

La litigata si risolse comunque in breve tempo e il film, una volta ultimato e mandato nelle sale, divenne il successo che ancora conosciamo e che ci ha dato modo di conoscere il talento di Marty Feldman, doppiato magistralmente da Gianni Bonagura.

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La coppia formata con Gene Wilder s’esprimerà ancora ne Il fratello più furbo di Sherlock Holmes, per la regia dello stesso Wilder. Marty Feldman in questo caso è un agente di Scotland Yard con una memoria prodigiosa, accanto a un Wilder che interpreta il fratello minore del detective di Baker Street.

Da attore a regista

La coppia funziona ancora a meraviglia, sebbene il film non sia molto conosciuto nonostante sia una delle parodie più divertenti mai realizzate, che bissa il successo di Frankenstein Junior, uscito appena l’anno prima. La carriera di Marty Feldman è salda ormai anche negli USA e il comico prova anche a passare dietro la macchina da presa, ma con meno fortuna. Nel 1977 ha un discreto riscontro di critica e pubblico con Io, Bau Geste e la Legione Straniera, mentre nel 1980 con Frate Ambrogio riceve una stroncatura talmente forte da riconsiderare il futuro della sua carriera.

marty feldman e gene wilder sul set della parodia di sherlock holmes - nerdface

Paura però che scampa presto, poiché torna subito a lavoro e, proprio durante la realizzazione di un film, Marty Feldman ha un attacco di cuore improvviso e muore. È il 1982 e l’attore ha appena 48 anni. La fine così inaspettata della sua vita lascia basiti i colleghi sul set, che cercano una qualche causa legata allo stress, al fumo (si parla di cinque pacchetti di sigarette al giorno…), all’intossicazione alimentare perfino.

Addio, Marty

È molto probabile, invece, che sia stato proprio quel disturbo tiroideo, quello che in qualche modo contribuì alla sua carriera di comico, a presentargli il conto nella maniera più cruda possibile, strappandolo alla vita e a una carriera che ancora poteva raggiungere nuove vette. È amaramente ironica questa considerazione, ma esprime forse una circolarità in qualche modo poetica, che forse sarebbe malinconicamente piaciuta allo stesso Marty Feldman. A noi, decisamente meno.

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