«È un lavoro difficile»

Finalmente, dopo mesi d’attesa, meme e hype catapultato fin sopra l’Iperuranio, è disponibile su Disney+ la serie TV a tema Star Wars ideata da Jon Favreau: The Mandalorian.

L’incipit, o almeno quanto visto nelle prime due puntate caricate sulla piattaforma, racconta di un cacciatore mandaloriano incaricato di recuperare un misterioso asset. Dopo le innumerevoli controversie scaturite con l’uscita de L’ascesa di Skywalker, il franchise creato da George Lucas aveva bisogno di una produzione in grado di tornare ad alimentare l’entusiasmo dei fan.

Un arduo compito

The Mandalorian, considerato il momento di sfiducia della fanbase, ha l’arduo compito di far tornare il grande pubblico a interessarsi a Star Wars. Grazie alla sapiente mente di Jon Favreau, che di serialità se ne intende, considerando che con Iron-Man lanciò l’MCU, s’è riusciti, almeno per quanto è stato possibile vedere, a raccontare una storia a tema Star Wars avulsa da qualsiasi spada laser.

Nel farlo, il regista ha deciso di prendere a piene mani dal cinema di Sergio Leone e Akira Kurosawa, delineando il profilo di un personaggio un po’ cowboy e un po’ samurai, ma nello Spazio. In effetti, il mandaloriano ricorda moltissimo l’uomo senza nome di Clint Eastwood.

Ispirazione western

Iconograficamente, proprio per marcare l’ispirazione western della serie TV, è ripresa la celeberrima inquadratura di John Ford in Sentieri Selvaggi, un must del genere. Oltre alla regia piena zeppa di riferimenti, anche la musica di The Mandalorian sembra essere un incontro tra le celebri sonorità degli Spaghetti Western di Ennio Morricone e la musica più orchestrale a là John Williams.

Il risultato, però, non snatura Star Wars, perché molti marchi di fabbrica della regia del franchise sono presenti. The Mandalorian è, infatti, un interessante ibrido da scoprire: grazie all’unione di opere di vario genere, esattamente come fu per Una Nuova Speranza, Jon Favreau porta nelle nostre case una produzione interessantissima.

Una qualità altissima

La qualità della produzione è, dunque, d’altissimo livello. Gli effetti in CGI, per fortuna, sono tenuti solo per il minimo indispensabile, favorendo animatronic e costumi rispetto a ricreazioni al computer. L’unico aspetto forse negativo è l’aspect ratio cinematografico che, essendo stato scelto per un prodotto televisivo, finisce per creare due bande nere sullo schermo, ma è assolutamente comprensibile obiettare ritenendole un’inezia. In conclusione, grazie al lavoro di Jon Favreau, Star Wars sembra essere pronto a vedere giorni migliori. Una nuova stagione d’apprezzamento del fandom, insomma, che non sembrava così unito dal lontano 1983, dopo l’uscita de Il Ritorno dello Jedi (e forse neanche allora).