«We are crazy people»

Balzata prepotentemente nella Top 10 dei prodotti più visti di Netflix, la terza stagione di Formula 1: Drive to Survive mantiene intatte le qualità delle precedenti e regala due episodi finali ad alta tensione. Le emozioni, queste sconosciute.

La Formula 1 televisiva, in effetti, per lo spettatore medio si limitava a questo rituale: seguire la partenza, tenere duro durante i primi due giri, poi crollare miseramente sul divano e forse tornare in sé per il podio. Complice una narrazione interamente schiacciata sul primo in gara, spesso in una corsa solitaria, il campionato automobilistico più importante è stato relegato a costosissimo sottofondo per le nostre pennichelle pomeridiane.

Le storie all’ombra del dominio Mercedes

Formula 1: Drive to Survive, invece, ci ha mostrato la pit lane nella sua interezza e verità: un circuito fatto di volti, personaggi, storie e rivalità incredibili e appassionanti. Le prime due stagioni di Formula 1: Drive to Survive hanno seguito il circo motoristico durante tutte le gare del Campionato e si sono caratterizzate per aver mostrato, specialmente nella prima, cosa accadesse all’ombra del dominio Mercedes.

Abbiamo imparato a conoscere i tanti professionisti che lavorano insieme ai piloti, a partire dai Team Manager. Abbiamo capito che la Formula 1 è il solo sport in cui il tuo compagno di squadra è il peggior rivale da scovare nello specchietto retrovisore. Siamo rimasti conquistati dal carisma di alcuni piloti e dalle loro vicende personali. Abbiamo avuto conferma dell’incredibile talento del sette volte Campione del Mondo Lewis Hamilton: un fuoriclasse al volante sempre sul filo del regolamento e non propriamente ai primi posti della simpatia, ma comunque battuto da Toto Wolff, suo spigoloso Team Manager.

La lotta per il terzo posto

La terza stagione di Formula 1: Drive to Survive si caratterizza per seguire più da vicino i grandi team e si concentra, specialmente nelle battute finali, sulla lotta per il terzo posto, che ha visto coinvolte tre squadre: Renault, McLaren e la sorprendente Racing Point, erede del vecchio team della Force India. Attraverso riprese spettacolari, incursioni ai box, negli uffici e a volte nelle case di piloti responsabili delle squadre, Formula 1: Drive to Survive riesce a calare lo spettatore, anche il più lontano dalle corse, in un’atmosfera elettrizzante.

Come non simpatizzare per Ricciardo, il pilota Renault che scommette un tatuaggio col suo Team Manager in caso di podio? Come non solidarizzare con Valtteri Bottas, seconda guida Mercedes costretto all’ombra dal compagno Hamilton? Come non commuoversi insieme a Gasly, in lacrime al traguardo da leader con la sua Alpha Tauri, dopo essere stato allontanato dalla Red Bull durante il Campionato? Infine, come non commuoversi per la vicenda di Grosjean, il «man on fire» sopravvissuto miracolosamente al terribile incidente in Bahrain?

Il crollo di Williams e Ferrari

La terza stagione di Formula 1: Drive to Survive narra anche della caduta rovinosa di Williams e Ferrari, con quest’ultima che proprio a Monza tocca il punto più basso e disarmante della stagione e la prima, che fu la casa anche di Ayrton Senna, affidata alla guida testarda e coraggiosa dell’unica donna della F1.

Con equilibrio e in alcuni casi in modo sorprendente, questa serie TV offre spunti interessanti per poter apprezzare un decimo posto della scuderia americana Haas o dell’Alfa Romeo Racing. Il consiglio è di non perdere assolutamente Formula 1: Drive to Survive: se siete amanti delle corse, troverete tanti spunti nuovi per nutrire la vostra passione; se non lo siete, probabilmente lo diventerete.