Yoshiyuki Tomino: di mecha, ranocchi e altre sofferenze
Yoshiyuki Tomino
«When I was starting as an anime director I wanted to be known for great things. I never wanted to be known for some overblown toy commercial».
Lo sterminatore
«Happiness is a state of mind: it’s just according to the way you look at things», ebbe a dire a quanto pare Walt Disney in un bel giorno della sua luminosa carriera. Un’affermazione così melensa e decisamente opinabile che dovrebbe finire dritta dritta nel dimenticatoio di un Bacio Perugina squagliato diventa improvvisamente interessante nel momento in cui Nerdface s’inchina a celebrare Yoshiyuki Tomino. Come reagirebbe a ‘sta cazzata un regista di anime che negli anni ‘70 si guadagnò il soprannome che George R.R. Martin sogna ogni notte?
Un soprannome che è tutto un programma
Minagoroshi no Tomino, letteralmente «Tomino omicidio di massa», ha lavorato nel mondo dei cartoni animati a partire dal 1963, comparendo in qualità di storyboarder, sceneggiatore e regista in almeno 40 gloriose produzioni: le prime agli albori della storia degli anime alla corte del divino Osamu Tezuka, presso lo Studio Mushi, per proseguire assieme al geniale Tatsuo Yoshida e alla Tatsunoko e infine col Sunrise Studio, di cui fu co-fondatore. La costante è il dolore: ovunque Yoshiyuki Tomino sia passato, ha dispensato morte, sevizie e gravi traumi psicologici come fossero caramelle.
I suoi robottoni
I combattimenti dei suoi robottoni, tra cui spiccano i nomi di Daitarn 3, Zambot 3, Vultus 5 e Gundam, seguono pedissequamente i canoni delle battaglie tra mecha, sequenze rambada comprese, se non fosse che, entro la fine della serie, quando non esplodono direttamente i pianeti coinvolti nel conflitto, come accade in Densetsu kyojin Ideon, nel 1980, bene che vada si salva meno di un quinto dei personaggi.
Di tragedia in tragedia
E la vera tragedia avviene fuori dagli abitacoli: le vittime civili si moltiplicano esponenzialmente, tra deportazioni e vere e proprie operazioni di pulizia etnica. I ruoli di buoni e cattivi si confondono tra episodi di razzismo, discriminazione ed efferatezza.
L’amatissimo e scanzonato Haran Banjo si pone come obiettivo «uccidere il maggior numero di Meganoidi possibile» e per la società Boazana, gli alieni di Vultus 5, chi non nasce con le corna può scordarsi ogni forma di diritto civile.
Infine, nel complesso intreccio di tematiche che caratterizzano il mondo di Gundam, forse la più adulta, quasi sicuramente la più cara delle creature di Yoshiyuki Tomino, arrivato a inventare lo pseudonimo Rin Iogi e scrivere i testi per molte canzoni delle colonne sonore, c’è spazio per alcune delle idee propugnate della setta Aum Shinrikyō, quella degli attentati col gas sarin nella metropolitana di Tokyo, nel 1995.
Altre sofferenze indicibili
Quasi a garanzia delle sofferenze indicibili patite da protagonisti e comprimari, il nome di Yoshiyuhi Tomino, qui in qualità di storyboarder, compare in tre serie fondamentali per il genere spokon: Tommy la stella dei Giants, Mimì e la Nazionale di Pallavolo e infine l’indimenticabile Rocky Joe.
Non andava meglio in altri ambiti, apparentemente più ameni. Il bambino Toriton è un profugo sopravvissuto; Heidi sappiamo tutti che manica di disagiati abbia frequentato; la storia di Kyashan è un trattato, un po’ romanzato, su come l’interazione tra uomo e macchina non vada assolutamente gestita.
Una perla tra le perle
Perla tra le perle, la storia de La banda dei ranocchi, Kerokko Demetan: una sorta di Promessi sposi ambientati nello stagno più malfamato del Giappone, dove l’amore del povero Demetan e della ricca Ranatan è osteggiato a suon di pestaggi, torture psicofisiche e s’intreccia con la sanguinosa rivolta degli apparentemente inermi abitanti della pozzanghera contro la cosca di un tirannico pesce gatto elettrico, con un gambero sadico come sgherro. E Don Rodrigo muto.
Non sarebbe finita qui: la presenza funesta di Minagoroshi no Tomino aleggia su numerosissime altre produzioni, ma ci siamo distratti a pensare alla domanda che ci siamo posti all’inizio. La nostra fantasia galoppa fervida, immaginando la felicità nel vedere pippi, pluti e paperini coinvolti in esplosioni a fungo atomico, usati come piattelli e bersagliati da tutto l’arsenale di tutti i mecha, oppure bullizzati e tritati di botte da salamandre, gamberi e rospi… It’s just according to the way you look at things.