«La mia eredità sei tu»

È al cinema il nuovo lungometraggio animato Disney e, come sostanzialmente accade sempre, ci troviamo di fronte a un nuovo gioiello, se non proprio a un capolavoro. Strange world porta la firma di Dan Hall, ben noto per Big Hero 6, Oceania e Raya e l’ultimo drago, e sceneggiato dalla stella nascente Qui Nguyen, peraltro entrambi presenti all’anteprima stampa di Roma insieme al produttore di origini italiane Roy Conli.

Una famiglia di esploratori

I Clade sono una famiglia di esploratori. Insieme al padre Jaeger sfidano le terre selvagge dell’immaginaria Avalonia per scoprire nuovi mondi. Quando però il figlio Searcher scopre una nuova pianta dai poteri incredibili, il Pando, il padre decide di proseguire da solo e non tornerà mai più.

Una risorsa in pericolo

Venticinque anni dopo, Searcher vive di agricoltura e ha una famiglia: la sua routine quotidiana è però sconvolta quando il sindaco di Avalonia lo avverte che il Pando, la fonte di prosperità e ricchezza del Paese, sta perdendo i suoi poteri, forse perché malato. Searcher, ritenuto un’autorità in materia, partirà con moglie, figlio e cane tripode per scoprire le cause.

Ovviamente le cose non andranno come previsto e i Clade si troveranno precipitati in un mondo tanto affascinante quanto ostile; Searcher, inoltre, incontrerà l’unico umano abitante, proprio il padre dato ormai per morto.

Oltre l’immaginazione

Strange world colpisce innanzitutto per l’impatto visivo eccezionale, nel momento in cui l’avventura si dipana dentro il nuovo (strano) mondo, che sembra in qualche modo connesso al mistero sulla crisi del Pando. In fondo, a cosa serve l’animazione se non a condurci in terre impossibili, laddove «esiste tutto ciò che io non riesco ancora a immaginare», citando i Bluvertigo?

Viaggio al centro della Terra

Pescando a piene mani da Jules Verne e il suo Viaggio al centro della Terra, ma anche da King Kong e da Il mondo perduto, Strange world è una meraviglia per gli occhi e un nutrimento per l’anima. Giocando con un immaginario dal gusto retrò, non a caso ricordato nei titoli di coda del film, quasi fosse un fumetto d’avventura degli anni ’50, Strange world va però ben oltre il semplice racconto di fantasia.

In una durata contenuta, di circa 102 minuti, il film di Dan Hall riesce però a proporre temi di grande impatto, a partire dal confronto generazionale tra un nonno che ha abbandonato ogni affetto per seguire la propria chimera, un padre ancora alle prese col trauma e un nipote desideroso di percorrere strade diverse da quelle paterne, ma senza avere il coraggio di palesarle.

Un film finalmente al passo coi tempi

Strange world ha inoltre il grande merito d’inserire elementi sociali del tutto inediti per un film Disney, ma privo della volontà d’ergersi a moralizzatore, senza paternali o grandi discorsi. Decide invece d’affrontare la normalità con la normalità, il modo migliore per narrare una realtà che ha da tempo superato vetusti e inquietanti discorsi politici.

La storia più ambientalista di sempre

Chi segue Dan Hall avrà avuto modo di saggiare la sua vena ambientalista già dal poetico finale di Oceania. In Strange world il regista si spinge oltre e, complice un colpo di scena sorprendente, sebbene più di un indizio sia disseminato nel corso della trama, presenta al pubblico la sua opera più dichiaratamente ecologista, che contiene una domanda implicita: siete disposti a stravolgere il vostro punto di vista per un bene superiore, come dovranno fare i protagonisti di questo splendido film?