«I like to spend time with you»

Anche le favole migliori, prima o poi, devono arrivare a una conclusione. Purtroppo, non fa eccezione The expendables, saga che abbiamo adorato per aver riunito nella stessa casa, edificata con abbondanti scazzottate, ettolitri di sangue, tonnellate di proiettili e battute di un altro tempo, il meglio del cinema action degli anni ’80, capitanato dall’inossidabile Sylvester Stallone.

La vecchia scuola

Enormemente di genere, The expendables ha rappresentato l’orgoglioso grido della vecchia scuola, il canto di un cigno muscoloso e gonfio di botox transitato da un primo capitolo forse troppo serioso e dai successivi due di stampo diverso, impreziositi da battute molto autoironiche e da memorabili partecipazioni.

Le star degli action

Tante, infatti, le star degli action a essere entrate nella squadra capitanata da Sly. Accanto al nucleo principale, composto da Jason Statham, Dolph Lundgren, Terry Crews e Randy Couture, hanno trovato posto Arnold Schwarzenegger, Bruce Willis, Mickey Rourke, Chuck Norris, Van Damme, Mel Gibson, Antonio Banderas e Harrison Ford.

Accompagnato dalla tagline «moriranno quando saranno morti», The expendables 4 arriva dunque al cinema presentandosi con una veste ancora diversa. I mercenari accolgono le istanze sulle quote rosa e aprono così a due ingressi femminili: Megan Fox, tra l’altro in un ruolo centrale, e Levy Tran, armata di frusta.

Il nuovo cast

Accanto alle due attrici, si uniscono alla squadra anche 50 Cent, Andy Garcia, Tony Jaa, Iko Uwais, Jacob Scipio e il colosso Eddie Hall, quest’ultimo in una piccola parte. Eppure, sembra proprio che le armi si siano inceppate, nonostante The expendables 4 presenti molti punti d’interesse.

Un buon inizio

Il film inizia in Libia, dove i Mercenari si recano per scongiurare il tentativo di un gruppo terroristico d’impadronirsi delle parti necessarie per completare una bomba atomica. Come da tradizione, è tra i momenti meglio riusciti della pellicola, spettacolare in ogni passaggio, crudo e capace d’alternare sequenze a terra, inseguimenti in auto e combattimenti aerei.

Un colpo di scena clamoroso, inoltre, sposta The expendables 4 su un versante decisamente più drammatico e inedito, lasciando presagire una nuova declinazione della saga. In parte sarà così, ma con essa arrivano anche i punti di debolezza del film.

Un villain fiacco

In primo luogo, manca la nemesi carismatica che in passato era stata ottimamente sostenuta da Eric Roberts, Van Damme e Mel Gibson: il misterioso Ocelot, oltre a rivelarsi ampiamente prevedibile quando ne sarà rivelata l’identità, offre come solo brivido l’idea che Sly abbia giocato a lungo a Metal Gear Solid.

Personaggi di contorno

Non basta, poi, un gigionesco Andy Garcia a sostenere i nuovi ingressi del cast, tutti e tutte privi di carattere o di spessore, in alcuni casi con una sola battuta in tutto il film, in altri con decisamente troppo spazio.

Personaggi di contorno, sono incapaci di regalare la stessa emozione del team up offerta invece nei capitoli precedenti. Non aiuta, poi, l’ambientazione a bordo di una nave cargo, dove l’azione si sposta per tutta la durata restante di The expendables 4 e che, alla lunga, rende ripetitiva ogni scena.

Adorabile Jason

Sopra ogni cosa, almeno, spicca Jason Statham. L’ex atleta britannico sta vivendo un momento felice della sua carriera, con partecipazioni in film di successo e in produzioni più importanti del passato. Merita questa vetrina: The expendables 4 vive i migliori momenti quand’è lui al centro della scena, che si tratti di combattimenti o delle parentesi comiche, compresa la battuta più riuscita di tutto il film. Oltre a formare un grande coppia con Sylvester Stallone, è una luce per tutti i fieri portatori di calvizie incipienti.

Sono stanchi, però, questi Mercenari. E forse è ora d’andare in pensione, sapendo che la vecchia scuola degli action ha rappresentato una parentesi unica del cinema, che ha coltivato un immaginario di battute e di sequenze memorabili. È saldamente nei nostri cuori e non ha bisogno ancora di ricordarci d’essere imbattibile.