«Non ci faremo mai un nome di questo passo»

Ultima aggiunta alla serie «remake di cui non si sentiva la necessità», è arrivato su Disney+ White men can’t jump di Calmatic, una revisione aggiornata al giorno d’oggi dell’omonimo film di Ron Shelton del 1992, distribuito in Italia col dubbio titolo di Chi non salta bianco è.

Un doppio errore

Negli ultimi anni Hollywood ha sentito il bisogno di riprendere in mano vecchi film, che a suo parere potrebbe apparire datati e insensibili per il pubblico di oggi, e aggiornarli condendoli con battutine sul mondo dei social media e fraintendendo completamente la ragione del prodotto originale. Nel caso di White men can’t jump l’errore è doppio, perché fa un enorme passo indietro rispetto alla pellicola di Shelton, privandola di tutta la sua inventiva e finendo per riproporre gli stereotipi che avrebbe dovuto rovesciare.

Un torneo

La storia di base è la stessa: Jeremy e Kamal, rispettivamente un ragazzo bianco (il rapper Jack Harlow, al suo debutto nella recitazione) e uno nero (Sinqua Walls), si trovano a dover collaborare per vincere un piccolo torneo di basket e salvare le loro disastrose relazioni amorose.

Innanzitutto, il White men can’t jump di Calmatic cerca di dare un maggiore spessore ai suoi due protagonisti, nello specifico a Kamal, attraverso una backstory al cui centro vi è rapporto col padre, ostacolato dalle aspettative. Il tentativo, però, è presto messo in disparte in nome di battute poco riuscite, recitate in modo estremamente debole e dubbioso da Jack Harlow, cui manca il carisma del suo corrispettivo nel film di Shelton, il Billy Doyle di Woody Harrelson.

Maledetto politicamente corretto

Ogni aspetto del nuovo White men can’t jump sembra implorare lo spettatore di considerarlo un aggiornamento di vitale importanza del film originale: la sceneggiatura firmata da Kenya Barris (showrunner di Black-ish e regista del film originale Netflix You people) e Doug Hall riduce al minimo gli stereotipi con cui l’originale giocava, nel tentativo di farne una versione politicamente corretta e più aggiornata, dove le differenze tra i protagonisti e i punti di vista diversi che questi dovrebbero apportare alla storia non hanno più importanza.

Un vuoto creativo

Anche sotto il profilo prettamente sportivo, White men can’t jump non riesce a mostrare in modo accattivante le partite di basket cui partecipano Jeremy e Kamal, facendole passare in secondo piano dietro a canzoni hip-hop che desiderano catturare tutta l’attenzione del pubblico.

White men can’t jump è l’ennesima prova di un vuoto creativo persistente, che negli ultimi anni ha portato a rivangare il passato con chiavi di lettura raffazzonate e scelte di casting addirittura peggiori.