Helena Bonham Carter: la doppia carriera dell’attrice
Helena Bonham Carter
«I’m drawn to emotionally damaged characters because there is more to unlock».
Doppio binario
Alcuni registi hanno le loro muse con le quali tendono a girare la maggior parte dei film. Alcuni le cambiano spesso, mentre altri rimangono legati solo a una di esse. Ecco, Helena Bonham Carter è stata una delle due muse di Tim Burton, oltre a essere stata la sua compagna fino al 2014. L’altra, lo sapete, è Johnny Depp.
Due attrici
Contrariamente a quanto si possa pensare, la relazione con uno de registi più blasonati del mondo non credo sia stata una fortuna per l’attrice. Se paragono la Helena Bonham Carter di un qualunque film di Tim Burton con quella di altre produzioni, infatti, ogni volta noto come nel secondo caso l’attrice esprima molta più qualità di quanto riesca a fare nel primo. Lo stesso accade a Johnny Depp: lontano dal regista diventa un attore vero.
Gli esordi
Che sia dotata di talento innato, poi, è fuori di dubbio. Helena Bonham Carter esordisce al cinema a vent’anni, con ben due film. Il primo è Lady Jane, che però è distribuito dopo Camera con vista, che in teoria sarebbe successivo ma che segna il suo ingresso nel mondo patinato delle attrici blasonate. Camera con vista, firmato da James Ivory, è considerato giustamente un capolavoro e decisamente l’attrice non poteva desiderare inizio migliore.
La carriera è avviata e Helena Bonham Carter decide di fare il grande passo e di lasciare l’Inghilterra per gli USA. In America rimedia una parte in Miami Vice e tuttavia continua a lavorare con il cinema che conta. Zeffirelli la vuole per il suo Amleto con Mel Gibson e ancora James Ivory per Casa Howard. Perfino Lars Von Trier la reclama per Le onde del destino, nella parte della protagonista Bess, ruolo che però lei rifiuta e andrà a Emily Watson. Poco male: l’attrice aveva avuto il piacere di lavorare con Woody Allen e nella splendida riduzione del Frankenstein di Mary Shelley per la regia di un altro cavallo di razza, Kenneth Branagh.
Gli anni ’90
Proprio con Kenneth Branagh Helena Bonham Carter avrà una relazione duratura , che si concluderà solo alla fine degli anni ’90, una decade contrassegnata dalle produzioni di grande qualità: basti pensare che nel 1997 prende la nomination come Miglior Attrice per Le ali dell’amore; nel 1999 è l’indimenticabile protagonista femminile di Fight club.
Tim
Invece, il nuovo millennio le porterà un nuovo amore: Tim Burton. Con esso, anche il primo di una lunga serie di passi più o meno falsi. Nel 2001 esce infatti il remake (orribile) de Il pianeta delle scimmie, per la regia dello stesso Burton. Anche le critiche per Novocaine, uscito nello stesso anno, non sono buone e bisogna aspettare il 2003 per vederla in un film davvero bello. Stiamo parlando di Big fish, pellicola in grado di regalare moltissime emozioni e che riesce a essere fresca, divertente e al contempo drammatica. Big fish è commovente e Tim Burton torna, pur se con uno stile un po’ diverso dal suo solito, a essere osannato da critica e pubblico.
Dura però pochissimo, perché già nel 2003 Tim Burton mette la croce su un altro classico che amavamo alla follia. Preda dello scempio è Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, che probabilmente paga lo scotto di avere un antenato illustrissimo interpretato da Gene Wilder. Helena Bonham Carter è al fianco del suo compagno anche in questo film.
Fortunatamente, però, non disdegna qualche fuga e sul finire del primo decennio del 2000 la troviamo immersa nella saga di Harry Potter, nel ruolo indimenticabile di Bellatrix Lestrange, parte che la rende famosa anche tra i più piccoli.
Nemica di Harry Potter
Poco da dire: nella parte della folle strega, Helena Bonham Carter è perfetta e credibile; con la sua interpretazione impreziosisce una saga che certo non aveva bisogno di spinte ulteriori. Purtroppo, però, il compagno è ancora presente e nel 2007 esce Sweeney Todd. Il film sul barbiere killer e sulla sua compagna antropofaga non è brutto e non è bello. Passa liscio e si lascia dimenticare ed è uno dei film meno riusciti di Tim Burton.
Uno schema
Immancabile nelle migliori carriere, non può mancare lo scivolone vero. Arriva nel 2007 con Terminator salvation, che rimane comunque migliore di Genesis. Nel 2010, invece, c’è tempo sia per Alice in Wonderland di Tim Burton, accolto in maniera piuttosto tiepida, sia per Il discorso del Re diretto da Tom Hooper, ritenuto giustamente una perla del cinema. Per il primo, di conseguenza, sono fischi e delusioni; per il secondo invece le arriva la nomination agli Oscar come Migliore Attrice Non Protagonista. Iniziate a vedere uno schema? Io sì.
Ancora una pausa per i due capitoli conclusivi di Harry Potter e poi arriva Dark shadows, ancora di Tim Burton e che si prende un’altra giusta dose di pernacchie. Insomma, tolte pochissime eccezioni, quando Helena Bonham Carter lavora con Tim Burton non riesce ad azzeccare un film. Il consiglio, a meno che non siate fan del regista, è quello di seguire l’attrice quand’è lontana da lui: in tempi recenti, per esempio, la potete trovare nella Cenerentola di Branagh e in Enola Holmes, così come nella serie The Crown.