Heroes: la serie TV che seppe anticipare i cinecomic

Il cast di Heroes - nerdface

Heroes

Il cast di Heroes ritratto in un vagone della metropolitana - nerdface

«Forse Dio è uno scarafaggio».

Save the cheerleader

Quando il mondo dei cinecomic era ancora in divenire e il territorio sembrava inesplorato, la serie TV Heroes provò a ridefinire i canoni degli eroi in costume, innanzitutto togliendolo loro. Heroes, infatti, basava molto del suo appeal sulla normalità dei suoi personaggi, i quali scoprono un giorno d’avere poteri speciali. C’è la cheerleader capace di tornare in vita, il fumettista che può prevedere e dipingere il futuro, il nerd capace di manipolare lo spaziotempo e, su tutti, incombe un destino à la Watchmen, con l’orologio della fine del mondo che ticchetta senza sosta.

Persone normali con poteri

La scelta di prendere persone normali e donare loro abilità speciali più o meno potenti nasce dalla precisa scelta dell’ideatore della serie, Tim Kring, di creare una facile via di comunicazione col pubblico. Togliendo gli abiti sgargianti e i cliché tipici del genere supereroistico, era più semplice per noi a casa immaginare un mondo nel quale potevano nascondersi persone con superpoteri.

Un cult da subito

La cosa funziona abbastanza e Heroes diventa da subito un cult. D’altra parte, dal mondo dei comic la serie prende moltissimo, a cominciare dalla denominazione degli episodi, che qui diventano capitoli, e dal loro raggruppamento in volumi: una terminologia che a noi appassionati rimandava al mondo dei graphic novel, calata poi nella classica missione di salvare il mondo. Altra distinzione particolare è sul concetto di super gruppo. I protagonisti di Heroes non sono gli Avengers, anzi, per molto, moltissimo tempo rimangono ognuno per conto proprio, coi propri problemi (piccoli e grandi) da risolvere e, tuttavia, rimane una serie corale, nel suo svolgimento e almeno per quanto riguarda il concetto alla base.

Il cast di Heroes - nerdface

Tutti gli eroi, infatti, sono connessi in qualche modo. In più, sarà solo la collaborazione, cioè l’uso combinato delle loro speciali abilità, a farli trionfare. Intendiamoci, Heroes non è una serie perfetta e alcuni episodi hanno una sceneggiatura un po’ pigra e questo, forse, deriva da come il lavoro degli scrittori è stato impostato.

Reborn

Perché accade che a ogni sceneggiatore è affidato un personaggio e deve scrivere la sceneggiatura solo della storyline che gli compete. Sarà poi Tim Kring a legare tutto assieme in ogni episodio. Malgrado questo, il livello complessivo d’ogni puntata risulta abbastanza alto e la storia avanza di volume in volume con un buon climax, abbastanza d’appagare gli spettatori, che seguono tutte le 4 stagioni, più Heroes reborn, miniserie andata in onda nel 2015 e accolta non benissimo, dati i tempi cambiati e densi di cinecomic.

Una storia grande, vista da tanti piccoli punti di vista

Malgrado Heroes sia forse finita per prendersi troppo sul serio dalla seconda stagione in poi, ha avuto comunque alcuni pregi non indifferenti. Il primo è quello d’aver fatto conoscere Zachary Quinto, attore che abbiamo apprezzato in American Horror Story e, ovviamente, nei nuovi film di Star Trek, dove veste i panni scomodissimi di Spock senza essere Leonard Nimoy. Altro pregio è quello d’aver comunque aggiunto un tassello alla mitologia dell’eroe in costume, rendendolo un po’ più umano e senza sacrificarne l’epica.

Il cast di Heroes - nerdface

È un passo oltre il supereroe con superproblemi di Stan Lee e, decisamente, Heroes è lontanissima dalle altre serie con protagonisti veri e propri supereroi, grazie a una scrittura più adulta, oscura e alla voglia di narrare una storia grande, ma vista da tanti piccoli (piccolissimi) punti di vista. Se avete mai visto un episodio di Smallville o dei più recenti The Flash e Supergirl, capite bene cosa intendiamo.

Un tassello fondamentale

Poteva essere una lezione d’apprendere, ma è finita nel dimenticatoio, almeno fino all’arrivo della prima stagione di Daredevil su Netflix. Sono due prodotti diversi e con toni molto lontani, ma entrambi hanno radici nel lavoro dei maestri che hanno avuto il coraggio di trasformare la figura dell’eroe sulla carta, prima che negli altri media. Se le opere di Miller e Moore hanno aperto una strada, Heroes è stata capace di seguirla, in parte permettendo agli ultimi film sui supereroi, quelli di DC soprattutto, di chiudere il cerchio (sebbene con risultati altalenanti) e per questo motivo Heroes rimane un tassello fondamentale da recuperare, se non avete avuto la fortuna di vederla all’epoca.

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